Ungheria lascia la Corte Penale Internazionale
I
Il Parlamento ungherese ha approvato una legge che ufficializza l'uscita del Paese dalla Corte Penale Internazionale (CPI). La decisione, fortemente contestata dalle organizzazioni per i diritti umani, rappresenta un passo significativo nella politica estera ungherese. Il governo ha giustificato la scelta con la necessità di proteggere la sovranità nazionale e di evitare interferenze nelle questioni interne. Si teme che questa decisione possa indebolire gli sforzi internazionali per perseguire i crimini di guerra e contro l'umanità. Diversi parlamentari dell'opposizione hanno denunciato la mossa come un attacco allo stato di diritto e una retromarcia nei principi democratici. L'uscita dall'CPI non è un evento isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra l'Ungheria e le istituzioni europee sui temi dei diritti umani e dello stato di diritto. La decisione ungherese potrebbe avere conseguenze significative per la cooperazione internazionale nella lotta contro i crimini internazionali. Critici affermano che questa scelta potrebbe incoraggiare altri paesi a seguire l'esempio, indebolendo ulteriormente il sistema internazionale di giustizia. Il governo ungherese ha respinto le critiche, affermando che il paese continuerà a collaborare con la comunità internazionale nella lotta contro la criminalità, ma secondo le proprie modalità. L'uscita dall'CPI sarà effettiva dopo un periodo di notifica formale all'organizzazione internazionale. La comunità internazionale osserva con attenzione le implicazioni a lungo termine di questa decisione, che potrebbe segnare un punto di svolta nella politica estera ungherese e nel panorama della giustizia internazionale.